giovedì 8 settembre 2016

Ipocrisia.



«Mi dispiace, non riesco ancora a spiegartelo.»
Il cliente spense la sua ennesima sigaretta sul posacenere di vetro, rimise una mano in tasca e dopo qualche secondo ne accese un'altra.
«Fumi troppo» Uscì fuori dalle labbra dell'uomo dietro il bancone
«Non fumo abbastanza.
Non puoi dire a chi sta male che fa troppo di qualcosa, abbiamo una speciale autorizzazione che ci permette di fare tutto. Stare male è la cosa migliore che ci possa capitare, se spari ad una persona o due, forse ti basterà tagliarti via le gambe per passarla liscia. »

L'uomo dietro al bancone si lascio andare ad un sogghigno e ad uno scuotimento di testa, evidentemente non si trovava d'accordo.
«Tu non stai male»
«Devi essere proprio crudele per dire ad un uomo con il cuore infranto che non sta male»

Il fumo si spargeva fra il cliente e l'uomo dietro il bancone che tossì, non sopportava quando qualcuno fumava nel suo locale, afferrò velocemente la sigaretta dalle mani dell'altro.
«Qui dentro, che tu stia male o no, non si fuma»
«Allora perché diavolo lasci dei posacenere sul bancone?»
«Quello è un bicchiere, imbecille!»

Il cliente guardo per un secondo il bicchiere, si rese conto che non poteva negare la verità, sospirò e si mordicchiò il labbro inferiore, chiuse gli occhi. L'uomo dietro al bancone gli verso qualcosa da bere e poi domandò
«Non mi hai ancora spiegato cosa aveva di così speciale questa tipa»
«Ti ho già detto che non credo di riuscire a spiegartelo»
«Almeno descrivimela»
«Aveva gli occhi che ricordavano il cielo e...» L'uomo dietro il bancone sospirò, scosse la testa e lo interruppe
«Mi aspettavo tu fossi meno banale»
«Aspetta, aveva gli occhi che ricordavano il cielo delle giornate peggiori, quello nero e pieno di nuvole, quello da cui vedrai uscire fuori fulmini e da dove potrai sentire il rombo di potenti tuoni, erano gli occhi di chi sapeva esattamente cosa valeva la pena guardare.
La sua pelle era chiara, troppo chiara, non aveva mai perso tempo ad abbronzarsi, ad abbracciarla sopra il nostro letto sembrava di essere avvolti dal più soffice dei lenzuoli, appena pulito, bianco e incredibilmente morbido. Se ne fregava del parere della gente ma non dimenticava mai il buon gusto, quindi metteva poco trucco e non cercava di nascondere le imperfezioni, i nei che aveva in volto. Ne aveva tre piccolini sul collo, mi piaceva baciarli, mi piacevano così tanto i suoi difetti che non puoi neanche immaginare cosa provassi per i suoi pregi.

Aveva i capelli come spighe di grano, dopo che sono state tagliate e messe sopra un camion, ingarbugliati e spinosi, passavo le dita fra i suoi capelli e rimanevano incastrate fra nodi e ostacoli, quando lo facevo ne tiravo sempre via qualcuno, si lamentava ma sono sicuro che in fondo volesse sempre che continuassi»

«O magari no, magari questa storia che le donne dicono no per dire si è una grossa cazzata inventata da noi maschi per non accettare il fatto che non capiamo un cazzo»

«Forse, preferisco dire che è colpa di entrambi.» Il cliente mandò giù ciò che rimaneva nel bicchiere prima di riprendere a descriverla

«Era più bassa di me, la prendevo in giro appoggiandomi sulla sua testa... sono un coglione.» Un sospiro da parte di entrambi confermava che era vero
«Ma era bellissimo il dolore alle mie braccia, quando la sollevavo per baciarla e dimenticavo di non essere abbastanza forte per farlo. Il suo seno era piccolo, nessuna donna se lo augurerebbe mai, ma su di lei non faceva altro che confermare quanto mi piacesse. Non ha avuto bisogno di un seno grande, di un volto perfetto o di capelli come seta per farmi innamorare. Ogni cosa che guardavi era sbagliata, tranne che lei stessa.»

«E ora che farai?»
«Desiderò altre cose che non posso tenere con me e rovinerò tutto, come sempre»
«Hai mai pensato di, non so, non farlo ad esempio»

Il cliente scosse la testa, pagò il suo bicchiere e si accese l'ennesima sigaretta alzandosi dal suo sgabello, inspirò ancora una volta, e prima di uscire fuori dalle sue labbra uscirono fumo e delle parole.

«Sarebbe terribilmente ipocrita.»

martedì 30 dicembre 2014

Ogni Maledetto 1 Gennaio


Ti svegli, ci impieghi un po' di tempo per capire dove sei andato a finire questa volta, sei su un divano e la cosa ti aiuta a capire che molto probabilmente non sei a casa tua, gli occhi hanno difficoltà ad aprirsi e i tuoi vestiti sono ancora intrisi del puzzo dell'alcool, una tua scarpa è sporca di vomito, primo regalo dell'anno dal tuo amico che non regge. 

A terra accanto al divano c'è proprio lui, la bocca aperta e gli occhiali da sole, la camicia sbottonata e una cravatta a mo' di sciarpa intorno al collo, piano piano alcuni ricordi cominciano a riaffiorarti alla mente, le mani vanno a controllare le tasche dei propri jeans e tiri un sospiro di sollievo, c'è ancora tutto. Prendi il telefono e la prima cosa che vedi è un messaggio, con mittente tuo padre che recita "oh, guarda che aspettiamo solo te, quando hai intenzione di arrivare?"
Guardi lo schermo del telefono e dice chiaramente: "1 Gennaio 2015, 12.30"

-Cazzo.

Lo avevi promesso, saresti stato a pranzo con i parenti, scosti la coperta che ti avevano gettato sopra e scopri che la tua situazione non è poi così diversa da quella del tuo amico, solo che il tuo amico di prima ha deciso che con i peli del tuo petto sarebbe stato divertente scrivere "Viva Gesù" e ora ti ritrovi con la pelle arrossata e questa incredibile composizione artistica sul petto.
Metti il primo piede a terra e subito capisci che il demone del dopo sbronza ti ha già preso, la testa gira e la nausea si fa sentire, ma tu sei più forte di così, e non sarà uno stupido capodanno a metterti fuori gioco. Ti alzi e chiudi quella camicia, sei a casa del tuo migliore amico e sai benissimo dov'è la porta del bagno, fai un passo dopo l'altro, veloce, la mano si posa sulla maniglia e "tump", niente, chiusa.
Bussi.

-oh
-Veloce!
-Veloce un cazzo, qua c'è così tanta merda che fra poco mi chiama Gianni Morandi per venire a pranzare

Ridi, perché ti fanno ancora ridere le battute su Gianni Morandi, decidi di trovare una soluzione alternativa, vai in cucina, il lavandino è pieno d'acqua e dentro ci sono delle bottiglie vuote che galleggiano, l'acqua è pure a terra e le tue scarpe fanno il solito "squash squash" di quando si cammina su terreno bagnato, ti getti un po' di acqua sul viso e finalmente riesci a far funzionare un po' meglio il cervello, hai bisogno di uno specchio e l'unico è nel bagno. Fa nulla, è tardi, scendi.

Ti lecchi le mani e provi a sistemarti i capelli, ti muovi veloce lungo i marciapiedi della città vuota e alla fine i tuoi occhi si infrangono su una vetrina su cui riesci a specchiarti, sulla guancia hai stampato un paio di labbra rosse, rossetto di quell'amica che avresti preferito ti facesse arrossire il cazzo. Ancora una volta ti lecchi le dita e provi a sperare nel potere magico della saliva, ora hai una chiazza rossa su tutta la guancia destra, continui a provare a pulirti mentre cammini e appena arrivi nella casa del parente di turno tuo padre apre la porta ed esordisce con:

-che, ti hanno preso a schiaffi sta volta?
-No, è rossetto, non si levava
-hai provato con acqua e sapone?
-Non potevo, c'era Gianni Morandi

Lo sguardo interrogativo di tuo padre rimane senza risposta, lo superi per evitare qualsiasi conversazione ma sai già di aver sbagliato qualsiasi calcolo, intorno a te vi è una sfilza di parenti infinita, amici dei parenti, bambini che corrono e gridano in due metri quadrati, i tuoi cugini sempre impeccabili e qualcuno più bravo di te nel fare finta di non stare patendo i postumi dell'alcool. La sera prima devi aver ingerito un nano, perché ora c'è qualcosa che ti da dei pugni da dentro lo stomaco, e l'odore delle centinaia di cibarie sul tavolo non aiuta.

-Guarda un po' chi è arrivato
-Alla buon ora
-Ma che hai fatto alla guancia?
-Che è sta puzza di vino?
-Piacere sono Giangiovanni, l'amico di tuo zio Filiumberto, con mia moglie Ariannangela e mio figlio asdiaisdgoj

Tutte queste voci ti si infrangono contro quando realizzi che dentro il tuo stomaco c'è una piscina di alcool che non è ancora uscita da te, la nausea si fa sempre più viva ma devi fingere sobrietà, sorridi in direzione dell'amico di famiglia

- Nome straniero? - Domandi
- Gatto del tizio dell'anagrafe.

Non hai il tempo di capire la risposta e già viene afferrato e portato a sedere, tua nonna ti afferra entrambe le guance e ti riempie di baci sul volto come quando avevi 3 anni.

-Ma che profumo ti sei messo? Ma che hai fatto alla guancia? Hai mangiato?

Tre domande che arrivano troppo velocemente, e tu non hai il tempo di ragionare sulla risposta, ti limiti a dire un:

-no...

Il brusio che vi era di sottofondo si ferma, silenzio, una cicala suona l'ukulele in lontananza,tutti i vicini di casa si affacciano. un tizio che passava da fuori con la bicicletta smette di pedalare e cade, gli automobilisti frenano di botto, le nuvole chiudono il sole e il papa interrompe l'omelia.
Davanti a te viene messo un piatto con una collana di salsiccia, due chili di patate, un porcellino fritto e un pezzo di pizza avanzata dal giorno prima

-Mangia!
-Ma io...
-Mangia!


Tutti ti guardano, è come se aspettassero solo te, i clacson delle macchine fuori cominciano a farsi sentire, hanno fretta, vogliono ripartire e tutti aspettano che tu mangi.
Prendi la forchetta infilzi un pezzo di patata e lo porti alla bocca, mastichi lentamente e non appena deglutisci è festa.

La gente comincia ad esultare e i parenti cominciano a mangiare, carni, antipasti, pasta, pesce, primo secondo, tu mandi giù lentamente quello che ti viene messo davanti e quindi comincia l'immancabile e inutile danza del rifiuto

-Hai assaggiato la caponata?
-No, nonna, guarda io...
-Mangia!

Un kilo e mezzo di melanzane ti viene infilato dritto in gola.

-Hai assaggiato il prosciutto?
-Io non ho tanta fame

-Mangia!

Una coscia intera di prosciutto crudo ora è nel tuo stomaco, ne seguono carciofi, fagioli, lenticchie, pane, una carbonara e un amatriciana e migliaia di "nonna, no, io" e un miliardo di "Mangia!"

-Ma l'insalata l'hai mangiata?
-Pure l'insalata?
-Si, mangiala che tanto non fa ingrassare.

-Spe, devo andare un attimo in bagno

Ti alzi e lentamente ti avvii verso il bagno, devi vomitare da quando ti sei svegliato stamattina o non sopravviverai, vomitare davanti ai parenti potrebbe voler dire immensa disgrazia, ma forse se lo fai lentamente, se stai attento a non sporcare niente e se non ti vede nessuno...
Apri la porta del bagno, la chiudi con attenzione dietro di te ma non c'è la chiave, che razza di persona non ha la chiave del bagno? Ti inginocchi davanti al water e dopo poco arriva un "buoargh" che prelude l'eliminazione di tutti gli organismi che hai mangiato. Animali ancora vivi scompaiono dentro lo scarico del water, col tuo vomito potresti nutrire tutti i pinguini del polo, impossibile pensare che qualcuno non ti abbia sentito

-Tutto apposto li dentro?
-Si si...

E ancora il vomito esce dalla tua bocca.

-Vuoi una mano?

Non riesci a rispondere, devi sboccare, questa viene considerata la tragedia dell'anno e una tua parente a caso decide che è il momento di entrare,la maniglia si muove e tu diventi un supereroe, ti alzi veloce come se fossi Flash, una mano va a far scaricare lo sciacquone, in mezzo secondo non c'è più traccia del tuo vomito

-Hai la camicia sporca 
-Cazzo
-Dammela che te la lavo.

Sbianchi, sul tuo petto c'è una composizione di peli che non ti permette di togliere quella camicia.

-no, no
-Dai avanti, come se non ti avessimo visto mai nudo

La mano dell'orco donna che hai davanti si muove verso la tua camicia, non fai in tempo ad indietreggiare che l'ha afferrata, vuole sfilartela dall'alto e tu la strattoni la camicia verso il basso
i bottoni lentamente cedono e rovinosamente cadono a terra, la camicia si apre e la tua dignità va a fare visita ai bottoni.

"Viva Gesù"

L'orchessa sviene, alla nonna viene un infarto, gli uomini ti guardano male, i cugini scuotono la testa in segno di disapprovazione, sorridi, con una mano ti gratti dietro la nuca e imbarazzato provi a chiudere la camicia con la mano libera, a peggiorare la situazione ci si mette la nausea, le tue labbra si aprono a forza e il vomito che ancora dovevi gettare fuori cade sull'orchessa svenuta, la macchia di sbocco si muove quasi magicamente, e tristemente sembra scrivere un messaggio sotto gli occhi sconvolti dei parenti:

"Buon Anno."

sabato 20 dicembre 2014

Uwe Ti Ama

Quella sera, sotto lo sguardo vigile di una croce e della scritta "Uwe Ti Ama", la fontana al centro di piazza Garraffello pareva essere, come sempre,  l'unica cosa immobile fra le centinaia di ragazzi che ballavano sulle note di una musica incisiva ed esageratamente ripetitiva, fra i fumi che si alzavano dagli artisti del cibo di strada e il solito accumularsi di joint e sigarette.
Stare immobili in un posto dove tutto è movimento non pareva essere un' operazione facile, e se per la pietra di quella fontana non era altro che la naturalità delle cose, per quella coppia non doveva essere stato facile trovare un luogo dove poter stare fermi, le mani di lui che tengono quelle di lei, lo sguardo fra i loro occhi, lei con il solito sorriso e lui con il solito sguardo di chi non ha intenzione di lasciare trapelare le proprie emozioni.

Oliver, lui, è un ragazzo di appena 27 anni, ha avuto fortuna nella sua vita e sebbene abbia provato a studiare psicologia ha deciso di ritirarsi quando tramite i solidi agganci del padre gli è stato permesso di rubare lavoro in un ufficio postale. Li Oliver era diventato un maestro dell'autocontrollo, resistendo ogni giorno alle lamentele degli stupidi vecchi e all'incredibile inettitudine dei suoi colleghi, aveva provato a lavorare bene ma gli era stato intimato di non farlo per non mettere in cattiva luce chi lavora poco e alla fine aveva ceduto. Aveva imparato a lasciar perdere le proprie emozioni ed aveva annullato qualsiasi tipo di sentimento,  in fondo viveva anche bene così, Oliver si definiva contento della sua condizione, apprezzava il bello che poteva trovare in un bicchiere d'alcool e se qualcuno gli avesse chiesto com'era la sua vita lui avrebbe sempre risposto che è meravigliosa, perché in fondo non era una persona ambiziosa, si accontentava del suo semplice equilibrio.

- Dobbiamo parlare - Il movimento delle labbra di Oliver aveva interrotto quella divertente immobilità, così come il sopracciglio di lei che si alza a quelle parole urlate troppo forte per colpa della musica.

Lei, Sophia, ha 25 anni ed ormai è prossima a laurearsi, quel giorno aveva dato l' ultimo esame della sua vita e ora era incredibilmente spaventata, perché sapeva benissimo che diventare dottoressa dopo quel corso di lettere e filosofia non gli avrebbe poi dato alcun vantaggio, non a Palermo almeno. Non gli importava comunque, aveva fatto quello che voleva fare e ne era contenta, voleva viaggiare e aveva scoperto come farlo spendendo veramente pochi soldi e creare una rete di contatti estera sarebbe stato il prossimo obiettivo della sua vita. Sophia era solare, sempre allegra e attiva, parteggiava per centinaia di associazioni diverse e aveva l'abitudine di cambiare spesso colore di capelli, tant'è che ormai nessuno ricordava quale fosse il suo colore naturale. Conosceva un sacco di persone e ne aveva aiutate altrettante, anti-razzista, anti-fascista e incredibilmente gentile, aveva una strana tendenza a fidarsi di chiunque ma nonostante ciò non credeva che la sua vita fosse così bella, era abbastanza convinta che fosse una merda, un po' perché non aveva mai avuto dei problemi reali e quando si sentiva triste per dei semplici problemi di sentimenti pensava che non aveva diritto a essere felice, credeva di essere troppo debole per aver diritto alla felicità.

-Spostiamoci - Disse a Oliver, il sorriso dalle sue labbra era scomparso e presto la loro immobilità con loro, cominciando a fare due passi verso un piccolo vicolo, col buio che li copriva da qualsiasi sguardo indiscreto.

Si erano conosciuti in quello stesso posto qualche mese prima, mentre lui si sentiva solo fra i suoi amici, l'aveva vista scherzare con della gente, non li ricorda che come volti oscurati, si prese di coraggio, mandò giù l'ennesimo bicchiere di Marsala e gli si avvicino mentre con un sorriso le diceva -Grazie, sei l'unica persona vestita bene in questo posto - non era assolutamente vero, ma lei scoppiò a ridere e questo bastava. 
-Mi sento strano ultimamente - Oliver camminava con un passo veramente lento, e quando decisero di fermarsi cerco nuovamente le mani di lei, inutilmente.
-Un po' come se avessi fatto riemergere una parte di me che consideravo sopita- Spiega ancora, le mani che ora vengono portate alle tasche timidamente, quasi volesse coprirle dall'imbarazzo di aver mancato quelle di lei.

Il rapporto fra Sophia e Oliver era stato intenso, era fatto di abbracci e di baci, era fatto di azioni sconsiderate e di giornate passate a guardare la gente passeggiare per  Via Libertà, Sophia aveva scoperto una persona che non la giudicava per i suoi futili problemi, Oliver era grato di essere veramente utile a qualcuno e continuava a mantenere il suo equilibrio costante che lei tanto stava apprezzando, non si erano mai detti che erano diventati una coppia, ma le labbra schiudendosi non avevano avuto abbastanza spazio per parlare.

-Sono geloso, irato, felice e triste, calmo ma pieno di voglia di fare- Oliver abbassò lo sguardo, sorrise debolmente -riuscirai a essere felice dopo che non ci sarò più?-
-Mi stai lasciando? - La domanda di Sophia era chiara, diretta
-Solo perché voglio concludere nel momento più felice-

Sophia piange perché ha pensato stupidamente che si trattasse del solito problema di cuore.
La fontana di Piazza Garraffaello è macchiata dal sangue del collo di Oliver, ora fermo e felice come prima con un sorriso in volto, il coltello ancora in mano e lo sguardo vuoto della morte, era la prima volta forse, che tutta la Vucciria si muoveva in funzione di qualcosa di immobile.

[Questa storia non ha niente di vero e/o autobiografico, prima che qualcuno chiami gli psicologi sappia che sto benissimo di cervello]

giovedì 18 dicembre 2014

Guida alla tranquillità


Ho imparato col tempo che la vita non ti regalerà mai niente di bello, questa è una certezza che mi ha permesso di vivere meglio perché ho capito che il bello bisogna cercarlo. E' un po' come quando metti un pacchetto di patatine aperto su un tavolo, non hai bisogno di spiegare che è lì perché le stai offrendo un po' a tutti, non ti verrò a cercare per offrirti le mie patatine ma tu non puoi essere così cieco di fronte a quanto ti sto mettendo di fronte.
Ho imparato a vivere bene e a stare costantemente rilassato, ad affrontare le avversità con tranquillità e a vivere in pace col mondo, per farlo seguo dei semplici passi:


  •  Concentrarsi sul lato migliore della medaglia
Nessuno vuole convincervi che la vita è una passeggiata, nessuno vi dirà mai che è tutto rose e fiori e per lo più non sarete che sommersi da merda fumante, e se potete leggere quanto sto scrivendo, lo sapete già. Se non soffrirete voi nella vita, molto probabilmente soffriranno le persone che vi stanno accanto, è matematico.
L'essere umano è sempre portato a dare più importanza a quanto c'è di negativo che a quanto vi è di positivo, possono farvi trentamila complimenti su quanto siete belli, poi qualcuno verrà a dirvi che il vostro naso è storto e tutto quello che di bello vi è stato detto prima verrà dimenticato. Resettate la vostra bilancia, date peso uguale a quel che vi viene detto e concentratevi sul positivo, imparate a controllare i vostri pensieri e ogni tanto date qualche spinta al vostro ego, non fa male.


  • Trovate una valvola di sfogo
Lo stress è una bestia latente, si insinua dentro di voi e piano piano attende di essere abbastanza grosso per uscire fuori con esagerata violenza. Trovate la vostra valvola di sfogo o sarete per sempre costretti a una vita di merda, davvero.
Io non so assolutamente cantare, ma stonare e gridare in macchina mentre faccio lo scemo con della musica allegra mi ha sempre rilassato, mi fa sentire sicuramente meglio e mi mette un timido sorriso in faccia. A meno che la vostra valvola di sfogo non sia picchiare i barboni, è sempre un buon momento per rilassarsi un po' e stare bene.


  • Chi arriva prima aspetta
Non vi voglio incitare ad arrivare sempre in ritardo, eh! Io odio i ritardatari, ma apprezzo sempre avere un buon momento per guardarmi intorno. Organizzate i vostri impegni in modo che vi sia del tempo fra l'uno e l'altro, del tempo in cui rilassarsi un attimo, o magari del tempo in più nel qual caso vi fosse qualche imprevisto. La fretta non ha mai aiutato nessuno, e per quanto urgente possa essere il vostro compito, ricordatevi che è sempre meglio rimandare e far bene che far male in fretta.

  • Fate un po' quello che vi pare
Basta che vi prendiate le vostre responsabilità e ne accettiate le conseguenze potrete fare tutto quello che vi pare. Volete iscrivervi a un corso di laurea in Filosofia? Fatelo! Tenete in considerazione la possibilità che morirete di fame sotto un ponte, ma in fondo anche la morte potrebbe essere una cosa positiva. Avete intenzione di dare testate al muro fin quando non diventate scemi? Fatelo! Nessuno si lamenterà fin quando non farete del male a qualcun'altro e voi non avrete rimpianti.

  • Non siete i salvatori del mondo
Se volete vivere bene in questo mondo avrete bisogno di una dolce dose di cinismo, perché uno dei problemi principali del vivere in tranquillità, sono le altre persone. Se qualcuno vi rompe il cazzo, vi sta antipatico, ignoratelo e fregatevene se soffre, non potete salvare tutti, non potete aiutare tutti e tutti quanti soffriranno sempre indipendentemente dalle vostre azioni. 
Ognuno deve imparare a pensare al proprio benessere prima di pensare a quello degli altri, non vi sto dicendo di diventare delle bestie senza cuore, ma a meno che non siate in guerra non vi è alcun bisogno delle crocerossine.

Forse tutto questo è assai scontato, e forse non aiuterà nessuno di voi, ma ho imparato a fregarmene anche di questo, scrivo perché mi va di farlo e anche questo aiuta a farmi restare una persona calma.

L'immagine viene da questa pagina facebook qui -> Link

mercoledì 10 dicembre 2014

Guida al romanticismo moderno


La mancanza di romanticismo è una cosa di cui non possono che lamentarsi le donne di tutto il mondo, e so benissimo che dalla vostra bocca di maschi pelosi che continua a toccarsi la minchia per accentuare la propria virilità sta partendo un: "sì, va beh, ma è perché in realtà alle femmine ci piacciono gli stronzi!"
Quindi vi interrompo immediatamente, se le donne non apprezzano più il romanticismo forse dipende anche dal fatto che non siamo capaci di inventiva, quindi calate la testa, recitate un "mea culpa" e leggetevi alcuni passi per evitare di cadere nello sdolcinato romanticismo da diabete (scritti da uno che ne capisce meno di voi, ma al massimo mi mandate affanculo dopo.)


  • A dire che le cose belle son belle siamo bravi tutti.

Vi posso assicurare che i complimenti son sempre una cosa gradita, e per quanto una ragazza posso negarlo mi è assai difficile crederlo. Il problema dei complimenti è che fin troppo spesso sono scontati, se la vostra ragazza ha degli occhi splendidi di un azzurro cielo in cui si possono specchiare le persone non avete alcun bisogno di dirle: "i tuoi occhi sono meravigliosi", lo sa già.
Imparate a innamorarvi dei difetti, a trovare del bello in quello che lei vede orribile, la vostra donna ha un brutto naso? Elogiate la sua unicità, credete nella sua particolarità, adoratelo perché è brutto che in fondo la perfezione non piace a nessuno.



  • Gli anni 30 son finiti da tempo ormai.

Se credete che essere romantici coincida ancora con fare le serenate sotto casa, intercettare la ragazza mentre va a prendere il latte o travestirsi da cupido per poi dichiararsi davanti a tutti, siete assai fuori strada, i tempi cambiano e con essi deve cambiare anche il vostro modo d'essere romantici.
Come regola generale considerate che tutte le azioni romantiche già viste in qualche film non vanno bene, il ché fa diventare sta storia del romanticismo un gran casino poiché avrete bisogno di inventarvi sempre qualcosa di nuovo, niente vi nega però di prendere ispirazione, cosa nettamente diverso da "copiare".
Come seconda regola considerate che ormai è stato inventato il reato di Stalking, se il vostro comportamento entra nelle regole definite del reato, difficilmente è considerabile romantico.

Fate una netta distinzione fra quello che fate nelle varie fasi del vostro rapporto, spuntare sotto casa con il suo fiore preferito in mano può andare bene se siete già fidanzati, prima d'allora sarà solamente un atto inquietante, perché insomma, siamo nell'era dei telefonini e non fare uno squillo prima pare anche maleducato.


  • Evitate i regali costosi.

Se la vostra donna ha bisogno di regali costosi, allora è quella sbagliata.
Se l'unico modo in cui riuscite a fare un bel regalo è spendendo un sacco di soldi, voi siete sbagliati.

Un regalo è una fetta della vostra anima, una cosa fatta con le vostre mani avrà sempre più valore di qualsiasi diamante porrete sopra le dita della vostra amata.
I fiori sono un regalo ottimo, ma non avete nessuna scusa per non chiedere "qual è il tuo fiore preferito?", e se non conoscete i fiori fatevi una cultura, le rose sono scontate e banali.
Non esiste un brutto momento per un regalo, certo le festività e gli anniversari li rendono quasi obbligatori, ma fatelo semplicemente quando vi va di farlo. I miei genitori non si sono mai fatti un regalo a Natale, e nonostante ciò son più di 25 anni che stanno bene insieme.

N.B. Esistono anche donne a cui i fiori non piacciono, secondo me sono un po' delle persone di merda, ma in quel caso potrete dedicarvi a qualsiasi sua altra passione.


  • Calmatevi.

Esistono storie passionali che escono fuori con la dolce violenza di un bacio, esistono amori che sbocciano dopo anni di pena, esistono storie che non usciranno mai fuori, voi calmatevi.

La friendzone non esiste e la regola dell'amico è una stronzata, se avete bisogno di scopare con una ragazza per sentirvi veramente bene non è che un problema vostro, se non le piacete fisicamente non c'è nulla che possiate fare e continuare a penare dietro una persona a cui non suscitate nessun interesse non vi renderà più interessante, al massimo solo più inquietante.

Accettate le cose come vengono, vivete con tranquillità i vostri rapporti e sentiteli per quello che sono, magari non ci finirete a letto mai, ma almeno vi sarete fatti un amica, e se vogliamo metterla solamente dal punto di vista convenienza, una spalla femminile è sempre più efficace di una maschile.  Se poi lei vi sfrutta, non è una questione di Friendzone o non Friendzone, lei è una stronza e voi siete minchioni, in quel caso contattatemi e sarò disponibile a darvi uno schiaffo in faccia.


  • E le donne?

Se è vero che abbiamo perso qualsiasi capacità di essere romantici con gusto, è anche vero che è sempre più difficile trovare qualcuna con cui esserlo, sembra quasi che vi sia un avversione verso la dolcezza, un interessamento sempre più grande verso la violenza, una repulsione di tutto ciò che è bello.
Se non esistono più romantici bravi, è anche perché non ci permettete di fare pratica.
Un po' di pazienza, lo sapete pure voi che siamo scemi.

lunedì 9 dicembre 2013

Perdere una felpa per un figlio di pulla.

Sabato sera, la noia della serata comincia a farsi sentire, quella noia che arriva nell'oretta prima di scendere di casa per andare a fare il solito giro locale-birra-casa del sabato sera si fa sentire, è un orario brutto, troppo presto per andare, troppo tardi per fare qualsiasi altra cosa.

Lo Shelter mi salva, leggo qualche articolo e mi viene in mente che devo finire Hotline Miami, mi mancano giusto gli ultimi due livelli, lo finisco, non ci capisco un cazzo, però ora è finalmente giunto il momento di scendere, mando un sms per dire a chi di dovere che sto per andarlo a prendere, apro il cassetto con i miei vestiti, e qualcosa si muove.

Mi fermo, mia madre è convinta che io sia poco capace di trovare la maglietta desiderata, infila una mano e qualcosa si muove, lo vede anche lei, qualcosa si sta muovendo dentro il cassetto.


Giovedì sera, dentro il cassetto non c'è ancora nulla, ma sta piovendo, sta piovendo molto forte, mia madre è chiusa in cucina, e vede una figura muoversi fuori nel balcone, ma è fuori, non è dentro, ci avverte di tenere le finestre chiuse, e così facciamo.

Sabato mattina le finestre non sono chiuse, sabato sera, quella figura che fin'ora abbiamo visto solo di sfuggita si muove dentro il cassetto dove io tengo i miei vestiti.
Le piogge sono bastarde, le piogge risvegliano strane bestie dal sottosuolo. I Drow sono troppo codardi per salire alla luce del sole, ma quello che ho nel mio cassetto non è un Drow, e fa molto più schifo.
La Bestia
La bestia è grande, ed è dentro il mio cassetto, mi sento male, e non sono il solo. Panico.


Mio padre si improvvisa McGyver, ma non ne ha mai visto neanche una puntata, comincia a chiedere oggetti improbabili, coperte, lenzuoli, sacchetti, ma il tutto senza alcun vero motivo, tutto senza un piano.
Mia madre mi porge una coperta, io sto ancora male, mio padre continua a prendere oggetti improbabili, fra l'accappatoio e lo schiacciapatate, la bestia decide di saltare fuori, si infila dentro il soggiorno, incomincia a infilarsi tra i mobili.
                                    

Cominciamo ad armarci, scope in mano, sedie che vengono posizionate a fare da barricata fra noi e la bestia, telefonini come torce per illuminare dietro i mobili, bastoni di ferro, e mia madre arriva anche a dire:
-Prendi il tuo fucile da Softair.

La povera bestia intanto è dietro la libreria, spaventata a morte, noi lo siamo di più, cominciamo a scuotere l'enorme libreria nel tentativo di schiacciarlo la dietro, ma la conformazione della stanza ce lo impedisce, se i topi hanno una divinità, lui deve essere molto credente.

Cominciamo a toccarlo con un bastone infilato dietro il mobile, ma lui è più forte di noi, è un bastardo coraggioso, e rimane li, inamovibile, un eroe di guerra pronto a sacrificarsi per reclamare quel suo posto.

Io non provo odio verso i topi, è che Rattata mi faceva schifo come pokemon, e poi, quella bestia che mi ritrovo dietro la libreria mi ha mangiato una felpa, una felpa che deve ripagare.

Ma non possiamo vincere questa guerra, quindi bisogna passare alla via diplomatica, costruiamo un passaggio, allarghiamo lo spazio dietro l'armadio e lui scappa via, gli apriamo la porta del terrazzino, vogliamo che vada via, con le buone certo, ma lui pare non volerne sapere.
Per fortuna il posizionamento delle sedie a barricata, e l'azione delle nostre scope pare essere riuscito nell'intento di farlo battere in ritirata.

Ora spero solo che non ritorni con i rinforzi.                                    

giovedì 17 ottobre 2013

La classifica dei 5 uomini con la minchia di fuori.







Da qualche giorno sono iscritto al CUS Palermo, precisamente faccio nuoto, quindi vado in piscina, scendo negli spogliatoi, e mi trovo davanti a variegati tipi di persone. Ma la cosa che li accomuna è quella di avere la minchia di fuori mentre si cambiano, ed è per questo che vi porto la classifica dei miei preferiti
5) Il timido
Si toglie il costume mentre meno te lo aspetti, prima controlla che tu non lo stia guardando, poi si volta, e ti mostra solo i glutei. Ma quando sta per rivestirsi, si gira come se non lo volesse, come se te la stesse mostrando per sbaglio, come se in fondo lui ci teneva a preservare il proprio fagiolo, ma poi, il destino, abbia voluto fosse il momento di mostrarlo a tutti

                       
4) Il gruppo
Più elementi, vanno in piscina insieme, son amici, ne hanno vissute tante insieme, quindi si ritrovano a vantarsi del pisello dell'uno o dell'altro, a complimentarsi fra di loro, poi si danno colpi di costume bagnato, giocano, ridono, scherzano, si sbattono il pisello in faccia, fanno la gara a chi c'è l'ha più lungo, li mettono a confronto, fanno le evoluzioni e ridono. Poi escono, fanno un trenino e continuano a complimentarsi fra di loro per quanto i loro addominali siano virili.

3) Il tranquillo
Arriva fischiettando motivetti di dubbio gusto, si toglie il costume ancor prima di entrare nello spogliatoio, getta l'accappatoio in un angolo, si ferma davanti il proprio armadietto e si guarda la minchia, riflette, ragiona bene su cosa sia la vita per lui, si siede sulla panchina nudo e comincia ad asciugarsi, lentamente, fa l'elicottero con il pisello per scrollarsi l'acqua che gli rimane addosso, perde tempo in vari modi possibili per circa mezzoretta e alla fine decide di vestirsi e andarsene.
                           


2) Quello della mano sulla spalla.
E' più o meno come il tranquillo, fa ciò che fa lui, ma ha questo devastante difetto, decide che ti deve parlare, e per farlo ti mette una mano sulla spalla e ti sorride, quel sorriso devastante che pare voglia dirti "noi siamo amici vero?", ti sorride, parla di cose futili, e tu non puoi fare altro che calare la testa e sperare che questo momento finisca presto. O picchiarlo, stando ben attenti a non toccare quello che evidentemente lui voglia sia toccato.
 
                                     
1)L'uomo con l'accappatoio
Il genio assoluto, di solito ha circa una sessantina d'anni, il baffetto, lo sguardo di chi non ha nulla da temere nella vita, si toglie il costume da sotto l'accappatoio, come il più pudico dei pudici, però, poi, lo lascia aperto, oppure fa finta di chiuderlo, e lascia penzolare il suo torroncino zanzibar fuori da esso. Poi fa tutto come se niente fosse, e se per mezzo secondo ti ritrovi davanti a lui ti guarda con aria di sfida, fino a costringerti a toglierti di mezzo.